Snopes è probabilmente uno dei maggiori portali web a livello mondiale che opera nell’ambito del fact-checking, o, in parole semplici, è un sito web la cui mission risiede nel passare in rassegna ogni tipo di bufala che circola in rete e smontarla, facendo riemergere l’attendibilità di ogni notizia.
Come è lecito immaginarsi, date le premesse, la vita professionale di un fact-checker che lavora per Snopes è piuttosto frenetica e nella buona parte dei casi anche frustrante: il classico lavoro sporco, ma che qualcuno deve pur fare. Ogni mattina il fact-checker si sveglia e sa che dovrà leggere tonnellate di email: ognuno ha qualcosa di strano da chiedere, altri hanno dei dubbi da chiarire, altri ancora vogliono accertarsi della veridicità di un fatto: “Cos’è quel rigonfiamento comparso sulla schiena di Hillary Clinton? Si tratta forse di un defibrillatore, come diceva qualcuno?” – In realtà si trattava dello scatolotto di un microfono. Il lavoro del fact-checker consiste proprio in questo: prendere il via da un punto interrogativo mosso da qualcuno, che in rete spesso si cela dietro l’anonimato, e partire per andare a caccia di notizie, testimonianze e avvenimenti reali che possano confermare un episodio controverso o smentire quella che poi si rivelerà una panzana.
A Snopes, poi, il lavoro è ancora più complicato, poiché nel marasma di comunicazioni che vengono recapitate in redazione, occorre selezionare quelle da cui si può effettivamente prendere spunto per il fact-checking, dalle comunicazioni che invece sono inviate dagli haters col solo scopo di far scaldare gli animi dei dipendenti. Questo perché Snopes, nonostante sia un’agenzia completamente indipendente e che si sostiene quotidianamente solo grazie alla pubblicità, spesso è assimilata dall’utente medio/complottista del web ad uno strumento creato ad hoc dal governo americano o dalle grandi lobby per avallare le enormi menzogne che i vertici delle organizzazioni mondiali ci propinerebbero giorno dopo giorno.
Il passare al vaglio ogni sorta di teoria del complotto, dunque, rientra tra i fastidiosi oneri di un fact-checker, tuttavia talvolta da esse è comunque possibile estrapolare qualche idea interessante per indagare su storie o eventi ben più specifici. Pertanto, dopo aver analizzato la qualità delle email arrivate in agenzia, lo staff di Snopes, giornalmente, si riunisce per decidere su quali temi si possa cominciare a condurre le ricerche: c’è chi si occupa di politica, immigrazione, esteri, scienza, tecnologia, salute.
Di solito le domande che giungono alla redazione di Snopes sono alquanto dirette: qualcuno ad esempio chiedeva se fosse possibile contrarre malattie sessualmente trasmissibili su un lettino abbronzante. Ebbene, per il fact-checker domande così precise e circoscritte come questa costituiscono, nel caso in cui egli non conosca la risposta, il punto di partenza per una lunga serie di letture su pubblicazioni scientifiche e divulgative e per un altrettanto lunga sequela di telefonate con i funzionari degli enti governativi, come ad esempio il Center for Disease Control and Prevention, nel caso del lettino abbronzante. Per la cronaca, è altamente improbabile che si possano prendere malattie sessualmente trasmissibili su di esso, anche in scarse condizioni igieniche.
Sono domande come questa che effettivamente entusiasmano il fact-checker: per quanto possa essere semplice il quesito, è l’emozione della ricerca che spinge ad andare avanti in un lavoro che produce di fatto anche una non indifferente utilità sociale: il catastrofismo sul web fa sempre numerosi proseliti e tranquillizzare gli utenti apprensivi arginando la diffusione immotivata delle paure rientra proprio in quell’utilità sociale. Per concludere, un fact-checker non pretende di conoscere la risposta definitiva su qualunque argomento, ma vorrebbe essere il punto da cui partire per chiunque voglia approfondire e non soffermarsi alla prima analisi di un problema, nel momento in cui i clic facili e la viralità si impongano sulla reale veridicità dei fatti.